venerdì 11 gennaio 2008

l'uomo e le macchine

“Non sarà mai possibile che un calcolatore “voglia” fare qualcosa, poiché è stato programmato da qualcun altro solo se potesse programmarsi da solo a partire da zero, un’assurdità, avrebbe un suo senso di desiderio.”L’ argomentazione è di Arthur Samuel, il programmatore di un gioco di dama, ma se questa è la ragione per cui i calcolatori non hanno una volontà propria, cosa dire degli uomini? .Lo stesso criterio implicherebbe quanto segue:
“A meno che una persona non programmi se stessa e scelga i propri desideri (ed anche scelga di scegliere i propri desideri, ecc) non si può dire che abbia una sua volontà autonoma.
Questo ci costringe a fermarci un momento a riflettere da dove provenga l’idea di avere una volontà.Chi non appartiene al “partito dell’anima”, probabilmente dirà che proviene dal cervello, un elemento di hardware che non è stato progettato né scelto dalla persona che ne è dotata.Eppure ciò non diminuisce la sensazione umana di desiderare alcune cose e non altre.Non siamo un oggetto “autoprogrammato”, eppure abbiamo la percezione dei desideri, e ciò proviene dal substrato fisico della nostra mente.In modo analogo le macchine potranno un giorno avere desideri senza bisogno che ci sia un programma magico che compare spontaneamente dalla memoria dal nulla.Esse avranno desideri pressappoco per la stessa ragione per cui li abbiamo noi, come conseguenza di un’organizzazione e di una struttura a molti livelli di hardware e di software.Morale:l’argomento di Samuel nonostante tutto non dice alcunché sulle differenze tra uomini e macchine.(E, in realtà, la volontà sarà meccanizzata)” da “Godel,Esher,Bach” di Hofsadter

Io non riesco ad accettare queste conclusioni!

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