lunedì 24 marzo 2008

Universo-1

Einstein formulò due importanti insiemi di equazioni:il primo comprende le cosiddette “equazioni di campo” che consentono di calcolare quale sia la geometria dello spazio e del tempo per qualunque particolare distribuzione della materia e dell’energia al loro interno.Del secondo fanno parte le cosiddette “equazioni del moto” che ci dicono come i corpi e i raggi di luce si muovono nello spazio curvo.E ciò che ci dicono è meravigliosamente semplice:i corpi si muovono in modo tale da compiere il percorso più rapido sulla superficie ondulata descritta dalle equazioni del campo.
Si tratta di qualcosa di simile al moto dell’acqua di un ruscello che scende serpeggiando dalla cima di una montagna verso il fiume nella pianura sottostante.L’immagine della materia che incurva lo spazio e dello spazio curvilineo che determina come si muovono la materia e la luce ha diversi aspetti sorprendenti.In primo luogo sottrae le geometrie non euclidee al dominio della matematica pura per portarle alla ribalta della scienza..Ciascuna soluzione delle equazioni di campo di Einstein descrive un intero universo:ciò che gli astronomi chiamano a volte uno “spazio-tempo”……
Da “da zero a infinito” di John D. Barrow

martedì 18 marzo 2008

sabato 15 marzo 2008

La forza d'animo

Il vuoto creato dal venir meno di un genitore o di una figura di attaccamento importante viene “riempito” dall’impegno, dall’arte, dal lavoro, dalla spinta verso nuove relazioni o realizzazioni o anche da un forte desiderio di controllo.Questo vuoto può anche essere il risultato di una perdita di altro tipo, come nel caso di Hawking, che riempì lo spazio lasciato dalla scomparsa traumatica di ogni forma di attività motoria, linguaggio compreso, con un’intensa attività mentale e con viaggi immaginari negli spazi dell’universo.Ciò che viene a crearsi in questi casi è una sorta di triangolo virtuoso ai cui vertici stanno (a)la perdita,(b) l’intenso stato emotivo che questa suscita,unito al bisogno di riscatto e (c) la mobilitazione di energie volte a riparare il senso di vuoto.Si cerca di restaurare quell’oggetto che, venendo meno, ha creato una carenza e ognuno ripara il danno con i mezzi di cui dispone.Creazione, impegno e ogni altro tipo di attività consentono di ricreare, a livello simbolico, l’oggetto perduto e di farlo rivivere sotto altra forma.Le energie emotive, mobilitate dalla perdita, vengono impiegate nella realizzazione di questo obiettivo.Il lutto, così come altri tipi di perdite, può dunque liberare energie che vengono poste al servizio del recupero, della ricostruzione e anche della creatività e dell’arte.
Da “La forza d’animo” di Anna Oliverio Ferraris

mercoledì 12 marzo 2008

sabato 8 marzo 2008

Regolarità e istinto

…”E’ del tutto plausibile che l’apprezzamento estetico sia sorto come sottoprodotto della selezione della capacità di riconoscere gli schemi visivi.Se consideriamo il riconoscimento di tali schemi come un tipo di gioco intrapreso contro una potenziale minaccia dell’ambiente, riusciamo a comprendere perché sia possibile prevedere che la nostra mente sia estremamente sensibile alla loro presenza.In questi esempi si vedono all’opera i nostri istinti per l’individuazione, la creazione e la classificazione delle forme visive.L’uso sistematico più diffuso dei motivi decorativi è anche il più semplice:la creazione di fregi lineari.Le alternative possibili non sono numerose come indurrebbero a credere i cataloghi di carta da parati..
da “L’universo come opera d’arte” d John Barrow

mercoledì 5 marzo 2008

domenica 2 marzo 2008

Il buco nero di Kerr

Normalmente si pensa al buco nero come ad un gigantesco aspirapolvere cosmico che ingoia tutto e subito ma che restituisce poi in fotoni la propria energia con lentezza ed avarizia esasperanti.Questa immagine si applica più che altro alla soluzione trovata da Schwarzshild nel 1917.
Una soluzione più generale è stata trovata da Roy Kerr nel 1963 e rappresenta quello che si potrebbe definire un buco nero rotante:Il buco di Kerr non è parassitico come quello di Schwarzschild e da esso si può ancora estrarre energia meccanica secondo un procedimento ideale inventato nel 1971 da Penrose.Il metodo prevede il lancio di un corpo di prova in una regione appiattita che circonda il buco, detta ergosfera:Scegliendo opportunamente il tempo e il luogo, sarebbe possibile, spezzando in due il corpo di prova, farne assorbire un frammento dal buco di Kerr e far riemergere il rimanente frammento con un’energia maggiore di quella inentrata, il tutto a spese del buco nero, che rallenterebbe la sua rotazioneContinuando il processo si finirebbe per ridurre il buco di Kerr ad un buco di Scharzschild dopo averne estratto tutta l’energia di rotazione.
Da “Infinito” di Tullio Regge